Striscia di Gaza (giovedì, 9 ottobre 2025) — L’esercito israeliano manterrà il controllo di circa il 53% del territorio della Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato la portavoce del governo israeliano, confermando uno dei punti più rilevanti dell’intesa che apre la prima fase del piano di pace promosso da Donald Trump per porre fine al conflitto iniziato il 7 ottobre 2023.
Di Mirko Aglianò
Se ne apprendono i dettagli dall’articolo che vi ha dedicato il Corriere della Sera a firma della giornalista Monica Ricci Sargentini. Il piano, composto da venti punti e presentato a Washington il 29 settembre, prevede il disarmo finale di Hamas e il ritiro israeliano dal territorio. La prima fase dell’accordo, firmato in Egitto con la mediazione di Stati Uniti, Qatar e autorità egiziane, include un cessate il fuoco, lo scambio di ostaggi e l’ingresso massiccio di aiuti umanitari. Entrambe le parti hanno accettato l’intesa: Hamas sostiene che essa “prevede la fine della guerra”, mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato il governo per l’approvazione formale.
Alla firma dell’accordo le armi dovranno tacere. Hamas rilascerà tutti i venti ostaggi israeliani ancora vivi, su un totale di quarantotto dispersi. In cambio, Israele libererà circa duemila detenuti palestinesi: duecentocinquanta condannati all’ergastolo e mille e settecento arrestati dall’inizio della guerra. Lo scambio dovrà avvenire entro settantadue ore. Trump ha dichiarato di “credere che tutti gli ostaggi saranno tornati entro lunedì”.
L’intesa prevede l’ingresso di almeno quattrocento camion di aiuti al giorno per i primi cinque giorni del cessate il fuoco, con un aumento progressivo successivo. E’ previsto anche il ritorno degli sfollati verso Gaza City e il nord della Striscia: l’esercito israeliano invita però la popolazione alla cautela in questa fase iniziale.
Secondo Trump, Israele ritirerà le proprie truppe “secondo la linea concordata”. Hamas parla di “ritiri programmati”, mentre l’Idf ha annunciato di aver avviato i preparativi operativi in vista della nuova configurazione militare. Resta da chiarire se il ritiro sarà completo o parziale. Uno dei punti più delicati resta il disarmo di Hamas, che sarà oggetto dei negoziati della seconda fase. L’accordo non include la liberazione dei detenuti palestinesi coinvolti negli attacchi del 7 ottobre né di figure di spicco come Marwan Barghouti. Israele teme di ripetere errori del passato: Yahya Sinwar, rilasciato nel 2011, è stato indicato come uno dei principali organizzatori dell’attacco del 2023.
Gli Stati Uniti hanno annunciato un coinvolgimento diretto nel mantenimento della pace. Resta ora da vedere se l’intesa, accolta con cauto ottimismo internazionale, potrà davvero segnare una svolta dopo due anni di guerra.
Immagine concessa con licenza CC0 1.0, Autore: rawpixel.com | Ringraziamenti: rawpixel.com
Last modified: Ottobre 9, 2025

